giovedì 14 luglio 2016

Tonio Cartonio Returns (un folle racconto partorito da una folle mente) #4

Il caldo stringeva in una morsa ogni centimetro quadrato di cemento della città.
Gli olezzi acri degli abitanti impestavano i vicoli, mescolandosi con quelli dei randagi che pattugliavano i crocicchi della statale.

Un paio di barboni trasportavano delle lamiere verso il loro rifugio di fortuna.

Un omaccione pattugliava il quartiere, sniffando ad ogni traversa. Stava seguendo una traccia.
Era così concentrato che non si accorse di stare andando a sbattere contro un tipo in impermeabile.

STUNF.

- Salve Rubio.
- Ave follettolo.
- Come va la caccia?
- Ai bumbi? A meraviglia. Ho svuotato un'intera scolla.
- Avrai certamente pedinato le tue prede. Sai cosa facevano quotidianamente. Mi serve saperlo.
- E se io non volessi dirtelo?
- Si ingaggerebbe battaglia.
- È tempo di distruzione!

...

Tonio riaprì gli occhi sdraiato in mezzo ad un mare di mattoni. Era al coperto. In un salotto di una casa. Una signora sanguinava per terra, con una scheggia infilata nella corteccia frontale. Anche lui sanguinava. Lo scoprì tastandosi la nuca dolorante.

C'erano degli spifferi. La brezza lo intirizziva. Si mise seduto e si rese conto. I mattoni pochi istanti prima erano un muro.

Un urlo di carica da rugbisti Maori lo fece tornare in sè. Un puntolino in lontananza stava diventando sempre più grande. Si appropinquava celere con intenzioni poco amichevoli.

Lesto Tonio afferrò da una caviglia la signora e prese a correre incontro all'orco infuriato.

Giunto ad una distanza adeguata gettò il corpo fra le sue gambe, facendolo inciampare e rovinare sull'asfalto disastrosamente (per l'asfalto).
Il folletto sradicò, quindi, un lampione e si lanciò su Rubio.

I colpi in breve tempo divennero inefficaci, una volta che l'avversario ebbe tranciato l'arma improvvisata con un morso.
Il pugno che seguì scaraventò Tonio contro la Cittàlaggiù Scyskraper Tower, che accusò il colpo avvitandosi su se stessa fra fiamme ed urla dei poveri impiegati dell'autospurgo, che si trovavano negli scantinati a sciacquare canali. E naturalmente le urla degli occupanti della torre.

Il folletto si riprese e si gettò contro l'avversario, trascinandolo alla velocità di un Freccia-zecca rossa addosso ai casermoni popolari di via degli asparagi, dove il proletariato urbano si riuniva in famiglia per animare la frugale mensa, polverizzandoli.

Con uno scatto fulmineo, però, Rubio lo scagliò contro l'ospedale centrale.

La città era un campo di battaglia.
Fiamme in fiamme, idranti idrati, macerie distrutte, sembrava un girone infernale.
E Tonio e Rubio si ergevano nel mezzo, come lottatori dei tempi che furono, quando Cittàlaggiù era ancora un palazzetto dello sport che la domenica mattina ospitava incontri di wrestling fra chierichetti decenni, con attorno il bar dello zio Tremotino, famoso per la brioche alla birra cianotica.
I palazzi crollavano e le persone morivano alla velocità di 1000 al secondo.

Solo un prestante multimiliardario orfano, o quasi, di un quarto di età si premuniva di salvare qualche persona, mentre correva incontro ai ruderi fumanti e urlava

- SVENTURA A TEEE!!!! -.

Intanto i contendenti si stavano prendendo a pugni, rilasciando onde d'urto che neanche il Big One.

...

Stanza trapezoidale del governatore Razzi. Ore 15:30.

Il guardasigilli Angelino Angelini entra trafelato. Il governatore stava guardando il computer, dal quale provenivano strani gemiti.

- Signore, la città è in fiamme, le nostre forze dell'ordine non sono in grado di contenere la situazione. Due esseri si stanno fravicando edifici addosso. Sono immani!
- Mmmhhh, seenti, tee loo diico da aaamico... Faaatti liii caazzii tuAAAAAHHHH!
... Ce l'hai un fazzoletto?

Angelino glielo porse e la mano sinistra dell'ex-senatore, dopo averlo afferrato, scomparve sotto la scrivania.

- Bene ceralacco, quale sarebbe il problema?
- Sarei guardasigilli, e poi... Vi ho appena riferito lo stato di crisi!
- Due tizi che si menano? Te lo dico da amico... Fatti li cazzi tua, che poi ti prendi una pallottola emicrante.
- Vagante vuole dire.
- Eh, sì... Micrante, valigiante, che vuoi che sia...
- Ma la città è in pericolo!
- E io me ne torno nell'amata swizzara.
- Ma Signore, i suoi elettori!?
- Me li faccio ridare da Abberluscone, che sono in garanzia.
- Ma lei è completamente folle!
- I non crete. Or ora pozzo essere un po' molle, ma ti assicuro che fino a due minuti fa...
- Folle, non molle!
- Eh sì, eh sì. E mo basta, guarda, sei troppo pressato, tieni un biglietto per passare dalle nostre OS di quartiere.
- OS?
- Operatrici Sessuali.
- Io mi dimetto!
- E il vitalizio?
- Ci rinuncio.
- Senti, te lo dico da amico...
- Basta! A mai più rivederci governatore!

Angelino sbatte la porta. Uno squillo risuona nella stanza. Razzi alza la cornetta.

- Hail lider, che c'è?
- 🈳🈹㊙️㊗️🈴🈵🈲🈯️🉐💮🉑🈶🈚️🈸🈺🈷❗️
- Volete effettuare il trasporto stasera?
- 💮
- Siete sicuro?
- 🈵🈲❗️❗️❗️
- Ok, capo, alla prossima, e lunga morte al lider purpureo.
- 🈳🈹🈺❗️❗️
- Eh sì, perpetuo, purpureo che differenza fa...

...

Tonio si ergeva sull'orlo del cratere generato dall'impetuosità della loro singolar tenzone.

Ogni muscolo pulsava febbrile. La bocca era impastata di rame. Sentiva ogni centimetro quadrato della sua pelle rilasciare liquidi senza ritegno, sia che essi fossero sangue, sudore, linfa o saliva. La lingua era innaturalmente gonfia. Un quarto dei denti non era al suo posto. La metà era scheggiata. Le ossa erano fracassate. Percepiva il midollo osseo strabordava e scorrere fra le fibre.

Ma doveva andare avanti.

Vide Rubio in lontananza caricare.
Gli corse incontro. Lo doveva fermare.
Rubio era a testa bassa. Tonio saltò e gli afferrò il collo, mentre gli cingeva le spalle. L'orco era nella chela di un granchio.

- È finita Rubio, arrenditi e dimmi quello che voglio sapere!
- Mai finita è!

Un ragazzo passava di lì, con le cuffiette, senza rendersi conto della devastazione. Probabilmente fatto.

Rubio si slanciò contro il poveretto, per staccargli la testa con un morso.
Tonio non glielo poteva permettere. L'orco si avvicinava. Il giovane, accortosi della cosa, gridava. Il folletto torceva il collo del suo avversario. E subito dopo quello del ragazzo, per non lasciare testimoni.
E così aveva perso la sua fonte di informazioni.

...

Piero sgambettava fra i ruderi con in mano la sua barretta di cioccolato Wonka, masticando compiaciuto.

- Uela capo, com'è andata?
- Ho fallito. Ho perso tutto. L'unica persona che poteva qualcosa è caduto sotto i colpi della mia folle rabbia.
- Come dice "Pinuzzo il sudicione - pizze da asporto", domani è un altro forno.
- Ti rendi conto che ora che mi sono esposto così, potrei aver mandato all'aria anni di indagini e pianificazioni? Ora l'organizzazione preparerà le contromisure. Mi allontanerà dall'obiettivo. Mi impedirà di salvare il Fantabosco!
- Ahi!
- Mi fa piacere che tu soffra con me.
- In verità mi sono scheggiato un dente! In questa barretta c'è una scatolina metallica.
Gli occhi di Tonio si illuminarono. Strappò l'oggetto dalla bocca di Piero e lo esaminò eccitato.
- Queste sono le confezioni in cui vengono smerciate le pastiglie di scivolizia... e infatti dentro ce ne sono ben 25 g! Dimmi scudiero, dove l'hai presa?
- Ad un morto.
- Sì, ma che cioccolata è?
- Quella dei cugini Wonka.

lunedì 4 luglio 2016

La telegramela del Matangara #1

La nebbia avvolgeva tutto il ponte.

I cubi arancio spuntavano dai banchi candidi come come le mandorle dal torrone.

La riunione della commissione era fissata per le 11:30.

Victor Matangara era nella sua Lancia Y e si aggiustava il papillion delle occasioni importanti.

Girò lo specchietto per osservarsi meglio. Si lisciò i baffi, con la fierezza di un ricercato del cartello delle Galapagos.

Era pronto.

Battè con una mano sulla valigietta che conteneva il suo discorso.

Il discorso vincente. La commissione sarebbe crollata. La nomina era ad un passo di distanza.

Si abbassò per riallacciarsi le scarpe. Il santino di Frank Underwood era lì, skotchato al pedale del freno. Gli occhi vi si posarono un istante. E poi passarono a Grillo e Salvini, attaccati rispettivamente alla frizione e all'acceleratore.
Si rialzò, rovistò nella giacca, per controllare nel portafogli.

Ottimo. Anche il santino di zio Silvio era lì per sostenerlo.

E anche i 2000 € della mazzetta per il capogruppo.

https://www.youtube.com/watch?v=EK_LN3XEcnw

Camminava sul ponte.

Il mondo è mio, pensò. L'ufficio del capogruppo Salieri si trovava al quarto cubo a destra, quinto piano, ufficio 37A.

Camminava. Passo dopo passo.

Quarto cubo a destra, quinto piano, 37A.

Quarto cubo a destra, quinto piano, 37B.

Quarto cubo a destra, quinto piano, 39B.

Quarto cubo a sinistra, quinto piano, 39B.

Quinto cubo a sinistra, sesta piano, 39B.

Ecco. Era arrivato.

La porta era davanti. Si aggiustò i gemelli ai polsi. Voleva fare una bella entrata ad effetto. Tirò fuori la bustarella e si catapultò nell'ufficio.

- Ecco la nostra bustarella, signor Salieri, penso che la mia elezione ora sia assic...-

Cazzo.

Salieri era con un bel po' di gente.

Anzi, Salieri non c'era.

E tutti i presenti portavano l'uniforme della Guardia di Finanza.

Cazzo.

Alla fine lo trovò Salieri.

Sembrava molto arrabbiato. Gli stava urlando qualcosa che non capiva.

Poi i finanzieri lo caricarono sul cellulare. Fu allora che sentì le manette scattargli attorno ai polsi.



Il parlatoio di San Vittore puzzava di piscio fresco.
I raggi del sole tagliavano l'androne come coltelli.
- Come ti stai ambientando?
Chiese Gualtiero.
- È impossibile vivere qui!!!! Mi sento soffocare!!!!! Potrei morire!!!!!!
Si lamentò Victor.
- Ma sei qui solo da un'ora.
- UNO VALE UNO!!!!1!!!

- Senti, il Movimento si è già messo in moto per scaricarti. Dobbiamo agire di contropiede. Il pubblico ministero ha chiesto un incontro e ho trovato qualcuno che ci può aiutare con la copertura politica.

- MBATTI SIIIIII!1!1
- Tu tieni duro.
- VINCERE E VINCEREMOOO!1!1

Era stato messo in isolamento.

Era la sua prima notte di prigionia ed era stato dispensato dal confondersi con la feccia del luogo.

Era accovacciato sul pavimento, nella sua divisa arancione.

Guardava il muro sporco e scarabocchiato. V'erano segnati 347 giorni.

348

349

350

351

Stava impazzendo.

Ed in più i muri erano sottili.
Sentiva i carcerati ululare "Piccolo, non hai scampo", "Femminuccia, da domani sei con noi, anzi sotto di noi".
Era terrorizzato.

La riunione col PM fu di mattina presto.

- Signor Matangara...

- Sì, ho stato IO!1!1!
- Non ho ancora detto nulla.

- Deve scusare il mio assistito sig. Velardi.

- Capisco, deve essere stata una nottata che lo ha provato, avv. Reets.

- UNO VAALEEE UUUNO!1!1

- È molto provato eccellenza.

- Capisco per la seconda volta.

- Qual era la sua proposta?

- Sig. Matangara, il suo crimine non è molto grave. Le elezioni rubate sono all'ordine del giorno. Però ci può dare una mano. In città sta spopolando una nuova droga, che sta facendo danni immani. Dobbiamo fermare la sua diffusione. Qui in carcere c'è un pezzo grosso che potrebbe darci determinate informazioni, se tu lo spingessi a farlo...

- Pecchì io? Che c'aggia fari culla ddroga?

- Appunto la sua estraneità al giro non farà sospettare i nostri interlocutori-a-loro-insaputa..

- Ma accussì finia mmutilato!1!1

- Avv. Reets con che accento parla il suo assistito?

- Con l'accento della disperazione. Gli state proponendo la morte certa!

- Ma se ne uscirà vivo potrà varcare la soglia della prigione da uomo libero e incensurato.

Si levò un grido.
- ACCETTASSI VOSSIGGNORRIA!!!111!1

Tonio Cartonio Returns (un folle racconto partorito da una folle mente) #3

E quindi era finita così.

Il biondo se n'era andato verso il tramonto millantando di ricchezza, donne, cibo e un'altra cosa che non ricordava, mentre lui inciampava nei lacci delle scarpe e lo perdeva di vista.

E ora era di nuovo al punto di partenza. Cioè non proprio.

Piero ora era davanti alla Pre-Natal.
Con addosso una vecchia felpa presa in prestito dal suo amico Francesco.
Anzi quasi-amico.
In verità lo aveva sempre considerato amico di suo fratello.
Ma comunque quello che è tuo è mio, aveva pensato. E poi era una felpa dei tempi d'oro. A Francesco stava larga. A lui di più. Ma serviva per un motivo. Un motivo importante.

Non doveva dare nell'occhio.

Certo, con una felpa fino alle caviglie non sarebbe stato possibile.

Ma Piero non lo sa. E quindi ci prova lo stesso.

Senza più negozio aveva bisogno di una fonte di reddito.
Non tanto per se stesso, no, di sè non gliene fregava niente.

Lo faceva per i suoi figli.
Se lo continuava a ripetere.
Lo faceva per i suoi figli.

E sì, poteva sembrare strano che alla sua giovane età avesse già sette figli.
Ma cosa ci poteva fare se aveva amato sette donne.
Ognuna come fosse l'unica.
E quando esse si erano presentate per ricordargli le sue responsabilità, lui le aveva accettate. Anche se non si ricordava di aver fatto sesso con nessuna di loro.
Anzi non gli sembrava di averlo mai fatto. Ma doveva rispondere ai suoi doveri.
E allora, per pagare i sette assegni mensili, si era dato alle corse illegali di passeggini truccati.

Ma non aveva un passeggino.

Oggi lo avrebbe rubato.

Con ostentata nonchalance prese a girovagare fra i reparti del negozio, canticchiando l'inno nazionale.
-Va pensiero, sull'ali dorate...

Ecco. L'esposizione di passeggini. Iniziò ad esaminarne l'aerodinamicità e l'aderenza delle gomme.
Individuò il modello adatto. Uno Spear-Y 400 neo-turbo. Il migliore sul commercio per derapate con frenata assistita.
Si guardò attorno.
Vide le telecamere e si mise ad osservarle in modo sostenuto, come Nethanyau all'assemblea generale delle Nazioni Unite, mentre faceva scivolare il mezzo sotto la capiente felpa.

Un enorme bozzo si stagliava sul suo ventre, ma continuava ad ostentare sicurezza, mentre tutti si giravano verso di lui.

Era quasi alle casse, quando un cordone di commessi gli si parò d'innanzi con aria contrariata.
- Uffa, come al solito mi chiederanno se ho bisogno di aiuto per scegliere.
Pensò.

All'improvviso, però, prima che potessero proferire parola, un figuro alto e biondo entrò dalla porta scorrevole con un mitra in mano.

RATATARATATATATATATATATATATATATATARARATATATATATA

Commessi e acquirenti cadevano a terra come foglie in autunno.
Il sangue schizzava a fiotti.
Piero era fermo.
I proiettili non lo sfioravano.

Un paio di guardie giurate saltarono fuori da un bancone, scaricando tutti i loro caricatori sull'intruso.
Egli si piegò all'indietro, schivando tutti i proiettili e riversando un eguale fiume di piombo sugli inetti.

- A me Neo fa un baffo di blumele.
Con queste parole si lanciò in capriole aeree, dispensando doni mortali a tutti gli astanti.

Tranne Piero.

Atterrato nuovamente a terra si rivolse verso il sopravvissuto.
- Ben ritrovato adepto. Vedo che non sei rimasto con le mani in mano. Il tuo nuovo mezzo di trasporto mi pare molto efficiente.
- Come hai fatto a vederlo? L'ho occultato.
- ...
- Ah, ho capito, hai i POTERI.
- Siiii, ceeerto.
- Eh eh, nulla mi può sfuggire.
- Ceeerto.
- Come mai tutte queste vocali allungate?
- Laringite.
- Aaaah. Voorrà diiiree chee loo faarò aanch'iiooo peeer sooliidaariieetà. Saaii uunaa vooltaa miii soonoo raasaatoo laa teestaa peer sooliidaariieetà coon uun aamiicoo maalaatoo diii HIV.
- Non credo fosse la scelta adatta.
- Iinfaatii sii è iinfuuriiaatooo uun saaccooo! Neeaanchee gliieel'aaveessii paassaataa iioo. È staatoo iiil traaans chee gliii aaveevoo coonsiiigliiiatooo. Maa tuu coomee faaii aa saapeerloo?
- Ho una fervida immaginazione. E ti prego di smetterla con le vocali lunghe.
- Ok. Comunque ha funzionato. Ti è passato!
- Ceerto.
- Oh, una ricaduta.
- ... (facepalm)
- Va be', prima di andare, però, aspetta, che ho visto una cosa.

Appena detto ciò si mise a rovistare fra i vestiti di un uomo, sporcandosi di sangue fino ai polsi.
- Eccolo qui!
E tirò fuori da una tasca una tavoletta di cioccolato ancora incartata, imbrattata di sangue.
- Niente mi sfugge. Sai, è una tavoletta dei Cugini Wonka, i re del cioccolato! Hanno messo in palio per il Cittàlaggiù Comics & Games una visita guidata alla loro fabbrica, per chi trova i 5 biglietti d'oro. Un'occasione unica che non voglio perdere!
- Questa storia mi ricorda qualcosa...
- Impossibile, è la prima volta che lo fanno.
- Per caso uno di loro si chiama Willy?
- No, non credo, se avessero un secondo nome lo saprei, sono loro amico. Anzi quasi-amico. Anzi, sono amici di mio fratello... i miei amici sono altri.
- E perché non glielo chiedi direttamente un biglietto?
- Sciocchino. Loro non ne hanno, li hanno messi tutti nelle tavolette!
- ...

Le auto rombavano come tante piccole dee del tuono e inondavano l'aere di fumi come un'acciaieria ottocentesca. Se non fossimo a Cittàlaggiù si direbbe un'atmosfera pechinese.
Solo che c'erano troppo pochi peli in giro.

Il semaforo pedonale sembrava non voler mai diventare verde.
Tonio batteva nervoso i piedi a terra, seduto com'era sullo Spear-Y 400 neo-turbo.
Piero era dietro. A spingere. In realtà avrebbe spinto una volta che il semaforo avesse cambiato colore.
- Capo, ma che ci faceva prima nel negozio?
- Accendevo la paglia. Così che la mia preda possa vedere il fumo.
- Va a caccia, signore?
- Sì. Di orchi.

Orco Rubio era a casa.
Il volto della sua vittima era rigato dalle lacrime. Lacrime che si stavano oramai asciugando. Perché la testa era staccata dal corpo. E il corpo era nella sua pancia.
La televisione era accesa. Il telegiornale parlava di un massacro alla Pre-Natal. L'unico indizio era, in mezzo al sangue che ricopriva il pavimento, una netta striscia blu. Orco Rubio avrebbe riconosciuto il blu di bumbumele tra mille. Erano secoli che non ne beveva uno.

Finalmente il verde era scattato.

Piero si mise a spingere il passeggino sulle striscie.
- Capo, cos'hai trovato poi a quell'indirizzo?
- I resti di un pasto. Un pasto del capo dei capi. Era lì. Ne sono sicuro. Leggendo gli scontrini ho scoperto che era stato ordinato da un ristorante di NorthKorea-Town. "Da Kim".

Mi sono recato sul posto, ma non ho ricavato nessuna informazione. Per la prima volta da quando sono in questa città mi sono trovato in difficoltà. Non pensavo di trovarmi davanti a dei ninja rossi.

Piero scolorì.

- Dei DIAULI?!
- No. Dei comunisti. Porco Lenin.
- Oh, mi era preso un colpo. Sa, non sono più un bambino. I comunisti non mi fanno più paura.
- Sì, certo... FERMATI! Siamo arrivati.

Piero si trovò davanti un edificio consumato dal tempo. I rampicanti di glicine avvolgevano i quattro piani. I mattoni erano alla luce del sole; l'intonaco era stato completamente scrostato.

Si accedeva all'interno solo attraverso un'arruginita porta metallica.
Questa era sorvegliata da un omaccione, che rispose con un cenno della testa ad un segno di Tonio.

Si avvicinò al passeggino e disse: - Tutto bene signore. Nessuna intrusione.
- Ottimo lavoto Quinzio.

Tonio si alzò, prese il viso dello scagnozzo tra le mani e con una secca torsione gli spezzò il collo.

- Una persona informata sui fatti in meno.

Aprì e percorse una traballante scala a chiocciola in ghisa, scendendo verso il basamento della struttura.

Si trovarono in un locale scavato nel cemento delle fondamenta, illuminato da un braciere posto al centro, con alle pareti appeso un vero arsenale di armi bianche e da fuoco.

- Capo, cosa voleva dire andare a caccia di orchi?
- Giovane allievo, devi sapere che le creature del fantabosco visitano da molto tempo Cittàlaggiù. Ebbene, conosco personalmente un fantaboschese che da tempo abita i meandri e le fanghiglie in cui si muove la feccia della città. Conto che una volta venuto a conoscenza della mia presenza qui, mi verrà a cercare. È un migliore cacciatore di quanto io potrò mai essere.
- Oh, quindi ora lo stiamo aspettando?
- Non ora. Non lui.
- E chi?
- Non ti sei accorto che ci hanno seguiti?

Si sentì il fragore di una porta metallica abbattuta a calci e di raffiche di proiettili contro le pareti.

- Sciocchi, sprecano munizioni. Deficiente, prendi quei sai!
- Veramente non so.
- Cosa?
- Tu mi hai detto di prendere qualcosa e poi che sapevo, ma non so.
- Ti ho detto di prendere i SAI!
- Ma io non li so.
- #@$&*! VADO DA SOLO!

Una decina di individui armati di mitra si catapultarono nel sotterraneo. Tonio era pronto. Piero cercava di ricordare cosa avrebbe dovuto sapere.

Iniziarono una raffica che sembrava non conoscere fine.

Era una pioggia orizzontale fitta e violenta come un monsone, più fredda di una tormenta a gennaio.

Fredda come la morte.

Tonio si mise a correre, ma i suoi piedi non toccavano terra. Stava correndo sulle pallottole, sparate a getto continuo.

Arrivò al primo uomo armato senza che nessuno si rendesse conto di nulla. E gli spezzò il collo. Riuscì ad eliminarne altri due prima che si accorsero  e smisero di traforare la stanza.

Piero era miracolosamente illeso.

I sette rimasti si guardarono attoniti.
- Miei astanti c'è una spiegazione per tutto questo. Ciò che vi circonda non è reale. Siamo prigionieri della matrice.

- Tutto si spiega.
Dissero in coro.

- Io sono Morfeo, scegliete, pillola rossa o pillola blu?
Ed estrasse 14 pillole dalle tasche.
Tutti presero le rosse. Tutti soffocarono in atroci sofferenze.

- Posso prendere la rossa capo?
- No, c'è cianuro.
- E la blu?
- Anche. Hai veramente creduto che fossimo nella matrice?
- Non è vero?
- Certo che no.
- E i tuoi poteri?
- Impegno e doti naturali.

- Quindi non siamo nella matrice?
- Ma sei scemo?
- No, deficiente!

Tonio Cartonio Returns (un folle racconto partorito da una folle mente) #2

Piero stava giocando a poker con don Sermone.
Il boss che predica prima di darti lo scapaccione. E con scapaccione si intende un chilo e mezzo di piombo. E Piero stava barando.
Cioè stava cercando di barare. Piero non aveva mai giocato a poker.

Dietro c'era una lunga storia di pizzo non riscosso, denuncie ed intimidazioni. La giustizia si era mostrata sorda e Piero aveva scelto la via dello sbrigno.
Don Sermone gli aveva rubato tutto ed incendiato il negozio. Sull'immobile non si poteva far nulla. Dr. Iphone era finito, ma almeno voleva riprendersi i telefoni in assistenza per restituirli ai legittimi proprietari. O per rivenderli al mercato nero, ricavarci una discreta somma e sparire dalla circolazione. Non aveva ancora deciso.

Aveva sfidato don Sermone a poker. E appunto, giusto per ricordarlo, non aveva idea di come si giocasse a poker.
Stava provando a contare le carte. Lo aveva visto fare a Rain Man. D'altronde tutti gli dicevano che era un tipo speciale. Solo che col poker questo non c'entrava una mazza. Ma lui non lo sapeva.

Sudava freddo. Era arrivato a radice di due diviso due più radice di due diviso due, e non sapeva andare avanti, quando la porta della bettola si fracassò a terra.

Un figuro si stagliava sull'uscio.

Un bel figuro, pensò Piero.

Il Marcio e il Pratto, i due picciotti di don Sermone dissero all'unisono: - Questo locale è prenotato per tutta la serata. CIRCOLARE!

- È sabato. Tutti sanno che sabato nessuno accetta prenotazioni.
Disse il biondo figuro.

E librandosi in aria, stese i due con un doppio calcio rotante carpiato con scappellamento a destra come fosse antani.

- AHIAHAIHUHAHAI!1!1!!

Urlò don Sermone, quando un pugnale intarsiato con le iniziali FB, gli trapassò il metacarpo, fino a penetrare il legno del tavolo.

- Giulio Zampillo, detto il Sermone. È un piacere incontrarti per la prima volta.

- Chi sei... SGRUUNF!

- Conta fino a pinque.

- Eeh?

- Ti ho detto: conta fino a pinque.
Ripetè mentre premeva il pugnale.

- Sette...
Iniziò ad esitare fin da subito. Il sistema numerico del fantabosco gli era oscuro quanto quello decimale.

Tonio gli piegò il mignolo all'indietro.
- Primo errore. Stai attendo, hai solo cinque possibilità.

- Trecentosessantaquattro...
Anulare piegato all'indietro.

- Forty-four...
Medio piegato all'indietro.

- Troisieme...
Indice piegato all'indietro.

- UNO!
- Bravo, puoi recuperare...
- Due!

Era un grande giorno nella vita di Giulio. Si era ricordato ben due numeri consecutivi. In ogni altro giorno questo evento sarebbe stato festeggiato. Ma oggi non era ogni altro giorno.

Pollice piegato all'indietro.
- BUE! BUE! ERA BUE! QUANTO CI VUOLE A DIRE BUE???
Il folletto, adirato fino alla follia, lo prese per la collottola e lo sbattè al muro. La mano, invece, rimase sul tavolo.

- AAAAAAAHHHHHH!!!!!!!!

- Pezzo di merda, dimmi cosa fai ai bambini di Cittàlaggiù! Dimmelo!

- SGRUUUNF. Gli vendo le pasticche di favolizia a 300$ al grammo come fanno tutti, perchè te la prendi con me?

- Tra poco arriverò anche agli altri, ma intanto sarai tu a pagare.
E quindi gli spezzo un femore.

- AAAAAAAHHHHHH!!!!!!!!

- Chi ti ha dato le pasticche?

- Walt e Jess...

Una rotula andava in frantumi.
- Non prendermi per il culo. Sono già stato da loro. Sono solo i corrieri. Tu sei il ricettatore. Tu hai contatti col fornitore. So riconoscere quando un uomo dice la verità quando gli taglio le palle. Vuoi sentire che effetto fa?

- No, no, ti prego! Ho una reputazione da latin lovver, io.

- Oh, vuoi fare il fotomodello con me? Hai scelto la giornata sbagliata.
E così gli fratturò la mandibola.

- EE aaoo i ao ei ai!

- Come?

- Forse posso traslitterare io cosa vuole a dire.
Piero era rimasto a guardare per tutto il tempo. Senza proferire una parola. Mentre si riempiva le tasche dei torroncini Renzelli che erano sul centrotavola. Aveva goduto ad ogni pugno che il giustiziere sconosciuto assestava al suo anghiere... anghieratore... Anghiari, ecco la parola che cercava. E ora poteva dare una mano a quello che era diventato il suo salvatore.

- Ho preso 28 all'esame di linguaggio a bocca piena alla facoltà di infiermieristica delle merendine. Capisco cosa dice.
Tonio decise di fidarsi.

- Bada a non fare il furbo però.

- Sarò più stupido di un lama stupido, non si preoccupi signore.

Don Sermone riprese a biascicare: - Ee e a i ao ei ai!
- Allora, dalla congiunzione labiale post-indotta da riproposizione asdrubalea... direi che sta dicendo "il cavallo bianco di Napoleone è bianco"

- OOOOOO!
Urlò il boss.
- Oh turpe malcreato, pensavi che le tue menzogne mi avrebbero tratto in inganno? Fortunatamente questo stupido amico mi ha messo in guardia!
E un'altra rotula andò in frantumi.

- Ooooo! O eeo a eià!

- Dice "sei uno stupido lama stupido"

- Così provi ancora a fregarmi, eh?
Tonio staccò una gamba dal tavolo e abbassò i pantaloni del malcapitato. Una delle sue verginità lo abbandonò per sempre.

- AAAAAAAHHHHHH!!!!!!!!
- Bene, ora penso che sarai più collaborativo.

Giulio estrasse la gamba del tavolo insanguinata e con quella prese a vergare lettere sulla carta da parati. Le lettere si stagliavano chiare.

"È il Capo dei Capi. Via Luciano Moggi, 80"

- Grazie don, te ne sarò debitore per tutta la vita. La tua vita. E non mi piace avere debiti.

< Mi accendo una sigaretta. Bleah. Pensavo che i capelli del boss al posto del tabacco sarebbero stati una figata. A volte la truculenza mi prende la mano. Ma stavolta ho toppatto. La sigaretta fa schifo. La butto a terra. Viene presa da una mano. È il giovane che stava col boss. Se la fuma. Oddio. E ci prende gusto. Ha un gusto per il macabro ancora più grande del mio. >

- Come ti chiami ragazzo?
- Piero, signore. Ma mi chiamano 'U Deficiente.
- Bene Deficiente che ne dici di accompagnarmi? Ti posso far avere tutto quello che vuoi. Ricchezza, donne, cibo, conoscenza...
- Vada per le prime tre.
- Ahahah. Bene.
- Mi potresti ridare i telefonini rubati da don Sermone?
- Ho bruciato tutto il locale. Sai, è la mia firma. Saranno fusi ormai.
- Fa niente. Vorrà dire che venderò mio fratello.
- Bravo. Questo è lo spirito.

Le loro ombre avanzano verso il tramonto.

https://youtu.be/hAAlDoAtV7Y

lunedì 9 maggio 2016

Tonio Cartonio Returns (un folle racconto partorito da una folle mente) #1


I lampioni erano rotti. Era una notte senza luna. La pioggia batteva come una dattilografa in un convegno di scioglilinguisti. Il frastuono penetrava nelle abitazioni come lo sferragliare di una locomotiva in un vagone letto. Uno di quei rumori che tormenta ed impedisce di pensare ad altro. Un picchettio di rubinetto rotto, amplificato e gravido delle preoccupazioni che, assiepate durante il giorno, eravamo riusciti a respingere.

Ma quella sera qualcuno non era in grado di percepire tutto ciò.

Marco aveva l'intestino in gola dallo sforzo. Stava cercando di correre più velocemente di un ghepardo. O di uno gnomo di fiaba. Lo scalpiccio della sua maratona gli impregnava le orecchie. Non sentiva nient'altro. Non pensava a nient'altro. Sudava freddo, il suo corpo rilasciava tutto il calore verso l'esterno e non gli rimaneva dentro che un alito gelato ad accarezzare le ossa.

Il terrore si era impadronito del suo corpo. Sembrava un indemoniato. Si guardava indietro, non vedendo nessuno alle sue costole. La speranza di avercela fatta montò in lui.

Girandosi verso davanti non poté schivare un pugno che gli si schiantò fra gli occhi.

Sbattuto a terra tentò di dimenarsi e rialzarsi, ma un piede gli si piantò pesantemente sul petto.

- NO, NO, TONIO NO!
Supplicava.

- Pensavi di potermi sfuggire, eh? Per uno abituato a Lampo, tu sei solo una schifosa lumaca frignante.

Un inquietante sorriso si dipinse sul volto del folletto.

- Ti prego Tonio, dddicevo la vvverità... io non so niente dei traffici, sono solo un pesce piccolo!

- Anche i pesciolini possono fare GRANDI regali.

- Che stai facendo?!

Tonio aveva estratto dall'impermeabile una siringa e stava ticchettando sull'ago.

- Una parte di scivolizia, una di tiramisuper e quattro di blumele. Una dose da orco!

Impugnatala gliela infilzò nel torace, fino al cuore.

Marco annaspò, mentre una paresi gli congelava le braccia in una contorsione di dolore.

- Bene, ora hai due ore di vita. Non dovrai preoccuparti delle ritorsioni dell'Organizzazione. Non hai nulla da perdere. Puoi dirmi tutto sul serio.

- Cosa ti fa credere che lo farò?
Chiese schiumando il moribondo.

- Il fatto che potrei rendere la tua agonia un inferno in terra. Potrei iniziare a tagliarti le dita dei piedi e da lì risalire. Potrei bruciarti il volto. Cavarti gli occhi. È tutto una tua scelta. Morire soffrendo o morire e basta.

- Hai vinto.

...

< Prendo una sigaretta dalla tasca. Cerco di accenderla, ma ho la bocca ancora impastata di moraviglia. Ha un retrogusto da vomito. La butto a terra. La calpesto. La trascino sull'asfalto. Tossisco. La puzza di carne bruciata non è mai piacevole. Quello stronzetto mi ha dato tutte le informazioni necessarie. È stato divertente vederlo scolorire quando lo cospargevo di benzina. Pensava che sarei stato di parola. Pensava che lo avrei graziato. Che gli avrei lasciato passare l'ultima ora e mezza della sua vita in serenità. Che illuso. Aveva svolto il suo compito.
E dovevo mandare un messaggio. Non si scherza con il folletto. Il folletto non perdona.
Rivolterò Cittàlaggiù come un calzino di Lupo Lucio.
Il mio nome è Cartonio. Tonio Cartonio. >



Un po' di roba su Tapastic

Qualche mese fa ho scoperto Tapastic. Ed è bellissimo. Ed ho iniziato a depositarci cose, che (un giorno, forse) continuerò.

Zodiaka
Zodiaka è un fumetto nero, o almeno lo vorrebbe essere, ispirato alle antieroine femminili italiane degli anni '60. Per ora c'è solo un breve prologo.
https://tapastic.com/series/Zodiaka
















13 - La serie

Qui ci si butta sul supereroismo, ma in una chiave aliena dal normale, cercando di sondare una psiche malata ed il mondo folle in cui si muove.
https://tapastic.com/series/13--ThouThisBeMadness

Fanfiction - Una esercitazione

Proviamo a vedere come cavarsela con un maggior numero di personaggi umani.
Da porsi come midquel in Il Nome del Dottore, season finale della settima stagione di Doctor Who.

https://issuu.com/alterpetrus9/docs/doctor_who/1