lunedì 4 luglio 2016

Tonio Cartonio Returns (un folle racconto partorito da una folle mente) #3

E quindi era finita così.

Il biondo se n'era andato verso il tramonto millantando di ricchezza, donne, cibo e un'altra cosa che non ricordava, mentre lui inciampava nei lacci delle scarpe e lo perdeva di vista.

E ora era di nuovo al punto di partenza. Cioè non proprio.

Piero ora era davanti alla Pre-Natal.
Con addosso una vecchia felpa presa in prestito dal suo amico Francesco.
Anzi quasi-amico.
In verità lo aveva sempre considerato amico di suo fratello.
Ma comunque quello che è tuo è mio, aveva pensato. E poi era una felpa dei tempi d'oro. A Francesco stava larga. A lui di più. Ma serviva per un motivo. Un motivo importante.

Non doveva dare nell'occhio.

Certo, con una felpa fino alle caviglie non sarebbe stato possibile.

Ma Piero non lo sa. E quindi ci prova lo stesso.

Senza più negozio aveva bisogno di una fonte di reddito.
Non tanto per se stesso, no, di sè non gliene fregava niente.

Lo faceva per i suoi figli.
Se lo continuava a ripetere.
Lo faceva per i suoi figli.

E sì, poteva sembrare strano che alla sua giovane età avesse già sette figli.
Ma cosa ci poteva fare se aveva amato sette donne.
Ognuna come fosse l'unica.
E quando esse si erano presentate per ricordargli le sue responsabilità, lui le aveva accettate. Anche se non si ricordava di aver fatto sesso con nessuna di loro.
Anzi non gli sembrava di averlo mai fatto. Ma doveva rispondere ai suoi doveri.
E allora, per pagare i sette assegni mensili, si era dato alle corse illegali di passeggini truccati.

Ma non aveva un passeggino.

Oggi lo avrebbe rubato.

Con ostentata nonchalance prese a girovagare fra i reparti del negozio, canticchiando l'inno nazionale.
-Va pensiero, sull'ali dorate...

Ecco. L'esposizione di passeggini. Iniziò ad esaminarne l'aerodinamicità e l'aderenza delle gomme.
Individuò il modello adatto. Uno Spear-Y 400 neo-turbo. Il migliore sul commercio per derapate con frenata assistita.
Si guardò attorno.
Vide le telecamere e si mise ad osservarle in modo sostenuto, come Nethanyau all'assemblea generale delle Nazioni Unite, mentre faceva scivolare il mezzo sotto la capiente felpa.

Un enorme bozzo si stagliava sul suo ventre, ma continuava ad ostentare sicurezza, mentre tutti si giravano verso di lui.

Era quasi alle casse, quando un cordone di commessi gli si parò d'innanzi con aria contrariata.
- Uffa, come al solito mi chiederanno se ho bisogno di aiuto per scegliere.
Pensò.

All'improvviso, però, prima che potessero proferire parola, un figuro alto e biondo entrò dalla porta scorrevole con un mitra in mano.

RATATARATATATATATATATATATATATATATARARATATATATATA

Commessi e acquirenti cadevano a terra come foglie in autunno.
Il sangue schizzava a fiotti.
Piero era fermo.
I proiettili non lo sfioravano.

Un paio di guardie giurate saltarono fuori da un bancone, scaricando tutti i loro caricatori sull'intruso.
Egli si piegò all'indietro, schivando tutti i proiettili e riversando un eguale fiume di piombo sugli inetti.

- A me Neo fa un baffo di blumele.
Con queste parole si lanciò in capriole aeree, dispensando doni mortali a tutti gli astanti.

Tranne Piero.

Atterrato nuovamente a terra si rivolse verso il sopravvissuto.
- Ben ritrovato adepto. Vedo che non sei rimasto con le mani in mano. Il tuo nuovo mezzo di trasporto mi pare molto efficiente.
- Come hai fatto a vederlo? L'ho occultato.
- ...
- Ah, ho capito, hai i POTERI.
- Siiii, ceeerto.
- Eh eh, nulla mi può sfuggire.
- Ceeerto.
- Come mai tutte queste vocali allungate?
- Laringite.
- Aaaah. Voorrà diiiree chee loo faarò aanch'iiooo peeer sooliidaariieetà. Saaii uunaa vooltaa miii soonoo raasaatoo laa teestaa peer sooliidaariieetà coon uun aamiicoo maalaatoo diii HIV.
- Non credo fosse la scelta adatta.
- Iinfaatii sii è iinfuuriiaatooo uun saaccooo! Neeaanchee gliieel'aaveessii paassaataa iioo. È staatoo iiil traaans chee gliii aaveevoo coonsiiigliiiatooo. Maa tuu coomee faaii aa saapeerloo?
- Ho una fervida immaginazione. E ti prego di smetterla con le vocali lunghe.
- Ok. Comunque ha funzionato. Ti è passato!
- Ceerto.
- Oh, una ricaduta.
- ... (facepalm)
- Va be', prima di andare, però, aspetta, che ho visto una cosa.

Appena detto ciò si mise a rovistare fra i vestiti di un uomo, sporcandosi di sangue fino ai polsi.
- Eccolo qui!
E tirò fuori da una tasca una tavoletta di cioccolato ancora incartata, imbrattata di sangue.
- Niente mi sfugge. Sai, è una tavoletta dei Cugini Wonka, i re del cioccolato! Hanno messo in palio per il Cittàlaggiù Comics & Games una visita guidata alla loro fabbrica, per chi trova i 5 biglietti d'oro. Un'occasione unica che non voglio perdere!
- Questa storia mi ricorda qualcosa...
- Impossibile, è la prima volta che lo fanno.
- Per caso uno di loro si chiama Willy?
- No, non credo, se avessero un secondo nome lo saprei, sono loro amico. Anzi quasi-amico. Anzi, sono amici di mio fratello... i miei amici sono altri.
- E perché non glielo chiedi direttamente un biglietto?
- Sciocchino. Loro non ne hanno, li hanno messi tutti nelle tavolette!
- ...

Le auto rombavano come tante piccole dee del tuono e inondavano l'aere di fumi come un'acciaieria ottocentesca. Se non fossimo a Cittàlaggiù si direbbe un'atmosfera pechinese.
Solo che c'erano troppo pochi peli in giro.

Il semaforo pedonale sembrava non voler mai diventare verde.
Tonio batteva nervoso i piedi a terra, seduto com'era sullo Spear-Y 400 neo-turbo.
Piero era dietro. A spingere. In realtà avrebbe spinto una volta che il semaforo avesse cambiato colore.
- Capo, ma che ci faceva prima nel negozio?
- Accendevo la paglia. Così che la mia preda possa vedere il fumo.
- Va a caccia, signore?
- Sì. Di orchi.

Orco Rubio era a casa.
Il volto della sua vittima era rigato dalle lacrime. Lacrime che si stavano oramai asciugando. Perché la testa era staccata dal corpo. E il corpo era nella sua pancia.
La televisione era accesa. Il telegiornale parlava di un massacro alla Pre-Natal. L'unico indizio era, in mezzo al sangue che ricopriva il pavimento, una netta striscia blu. Orco Rubio avrebbe riconosciuto il blu di bumbumele tra mille. Erano secoli che non ne beveva uno.

Finalmente il verde era scattato.

Piero si mise a spingere il passeggino sulle striscie.
- Capo, cos'hai trovato poi a quell'indirizzo?
- I resti di un pasto. Un pasto del capo dei capi. Era lì. Ne sono sicuro. Leggendo gli scontrini ho scoperto che era stato ordinato da un ristorante di NorthKorea-Town. "Da Kim".

Mi sono recato sul posto, ma non ho ricavato nessuna informazione. Per la prima volta da quando sono in questa città mi sono trovato in difficoltà. Non pensavo di trovarmi davanti a dei ninja rossi.

Piero scolorì.

- Dei DIAULI?!
- No. Dei comunisti. Porco Lenin.
- Oh, mi era preso un colpo. Sa, non sono più un bambino. I comunisti non mi fanno più paura.
- Sì, certo... FERMATI! Siamo arrivati.

Piero si trovò davanti un edificio consumato dal tempo. I rampicanti di glicine avvolgevano i quattro piani. I mattoni erano alla luce del sole; l'intonaco era stato completamente scrostato.

Si accedeva all'interno solo attraverso un'arruginita porta metallica.
Questa era sorvegliata da un omaccione, che rispose con un cenno della testa ad un segno di Tonio.

Si avvicinò al passeggino e disse: - Tutto bene signore. Nessuna intrusione.
- Ottimo lavoto Quinzio.

Tonio si alzò, prese il viso dello scagnozzo tra le mani e con una secca torsione gli spezzò il collo.

- Una persona informata sui fatti in meno.

Aprì e percorse una traballante scala a chiocciola in ghisa, scendendo verso il basamento della struttura.

Si trovarono in un locale scavato nel cemento delle fondamenta, illuminato da un braciere posto al centro, con alle pareti appeso un vero arsenale di armi bianche e da fuoco.

- Capo, cosa voleva dire andare a caccia di orchi?
- Giovane allievo, devi sapere che le creature del fantabosco visitano da molto tempo Cittàlaggiù. Ebbene, conosco personalmente un fantaboschese che da tempo abita i meandri e le fanghiglie in cui si muove la feccia della città. Conto che una volta venuto a conoscenza della mia presenza qui, mi verrà a cercare. È un migliore cacciatore di quanto io potrò mai essere.
- Oh, quindi ora lo stiamo aspettando?
- Non ora. Non lui.
- E chi?
- Non ti sei accorto che ci hanno seguiti?

Si sentì il fragore di una porta metallica abbattuta a calci e di raffiche di proiettili contro le pareti.

- Sciocchi, sprecano munizioni. Deficiente, prendi quei sai!
- Veramente non so.
- Cosa?
- Tu mi hai detto di prendere qualcosa e poi che sapevo, ma non so.
- Ti ho detto di prendere i SAI!
- Ma io non li so.
- #@$&*! VADO DA SOLO!

Una decina di individui armati di mitra si catapultarono nel sotterraneo. Tonio era pronto. Piero cercava di ricordare cosa avrebbe dovuto sapere.

Iniziarono una raffica che sembrava non conoscere fine.

Era una pioggia orizzontale fitta e violenta come un monsone, più fredda di una tormenta a gennaio.

Fredda come la morte.

Tonio si mise a correre, ma i suoi piedi non toccavano terra. Stava correndo sulle pallottole, sparate a getto continuo.

Arrivò al primo uomo armato senza che nessuno si rendesse conto di nulla. E gli spezzò il collo. Riuscì ad eliminarne altri due prima che si accorsero  e smisero di traforare la stanza.

Piero era miracolosamente illeso.

I sette rimasti si guardarono attoniti.
- Miei astanti c'è una spiegazione per tutto questo. Ciò che vi circonda non è reale. Siamo prigionieri della matrice.

- Tutto si spiega.
Dissero in coro.

- Io sono Morfeo, scegliete, pillola rossa o pillola blu?
Ed estrasse 14 pillole dalle tasche.
Tutti presero le rosse. Tutti soffocarono in atroci sofferenze.

- Posso prendere la rossa capo?
- No, c'è cianuro.
- E la blu?
- Anche. Hai veramente creduto che fossimo nella matrice?
- Non è vero?
- Certo che no.
- E i tuoi poteri?
- Impegno e doti naturali.

- Quindi non siamo nella matrice?
- Ma sei scemo?
- No, deficiente!

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