giovedì 14 luglio 2016

Tonio Cartonio Returns (un folle racconto partorito da una folle mente) #4

Il caldo stringeva in una morsa ogni centimetro quadrato di cemento della città.
Gli olezzi acri degli abitanti impestavano i vicoli, mescolandosi con quelli dei randagi che pattugliavano i crocicchi della statale.

Un paio di barboni trasportavano delle lamiere verso il loro rifugio di fortuna.

Un omaccione pattugliava il quartiere, sniffando ad ogni traversa. Stava seguendo una traccia.
Era così concentrato che non si accorse di stare andando a sbattere contro un tipo in impermeabile.

STUNF.

- Salve Rubio.
- Ave follettolo.
- Come va la caccia?
- Ai bumbi? A meraviglia. Ho svuotato un'intera scolla.
- Avrai certamente pedinato le tue prede. Sai cosa facevano quotidianamente. Mi serve saperlo.
- E se io non volessi dirtelo?
- Si ingaggerebbe battaglia.
- È tempo di distruzione!

...

Tonio riaprì gli occhi sdraiato in mezzo ad un mare di mattoni. Era al coperto. In un salotto di una casa. Una signora sanguinava per terra, con una scheggia infilata nella corteccia frontale. Anche lui sanguinava. Lo scoprì tastandosi la nuca dolorante.

C'erano degli spifferi. La brezza lo intirizziva. Si mise seduto e si rese conto. I mattoni pochi istanti prima erano un muro.

Un urlo di carica da rugbisti Maori lo fece tornare in sè. Un puntolino in lontananza stava diventando sempre più grande. Si appropinquava celere con intenzioni poco amichevoli.

Lesto Tonio afferrò da una caviglia la signora e prese a correre incontro all'orco infuriato.

Giunto ad una distanza adeguata gettò il corpo fra le sue gambe, facendolo inciampare e rovinare sull'asfalto disastrosamente (per l'asfalto).
Il folletto sradicò, quindi, un lampione e si lanciò su Rubio.

I colpi in breve tempo divennero inefficaci, una volta che l'avversario ebbe tranciato l'arma improvvisata con un morso.
Il pugno che seguì scaraventò Tonio contro la Cittàlaggiù Scyskraper Tower, che accusò il colpo avvitandosi su se stessa fra fiamme ed urla dei poveri impiegati dell'autospurgo, che si trovavano negli scantinati a sciacquare canali. E naturalmente le urla degli occupanti della torre.

Il folletto si riprese e si gettò contro l'avversario, trascinandolo alla velocità di un Freccia-zecca rossa addosso ai casermoni popolari di via degli asparagi, dove il proletariato urbano si riuniva in famiglia per animare la frugale mensa, polverizzandoli.

Con uno scatto fulmineo, però, Rubio lo scagliò contro l'ospedale centrale.

La città era un campo di battaglia.
Fiamme in fiamme, idranti idrati, macerie distrutte, sembrava un girone infernale.
E Tonio e Rubio si ergevano nel mezzo, come lottatori dei tempi che furono, quando Cittàlaggiù era ancora un palazzetto dello sport che la domenica mattina ospitava incontri di wrestling fra chierichetti decenni, con attorno il bar dello zio Tremotino, famoso per la brioche alla birra cianotica.
I palazzi crollavano e le persone morivano alla velocità di 1000 al secondo.

Solo un prestante multimiliardario orfano, o quasi, di un quarto di età si premuniva di salvare qualche persona, mentre correva incontro ai ruderi fumanti e urlava

- SVENTURA A TEEE!!!! -.

Intanto i contendenti si stavano prendendo a pugni, rilasciando onde d'urto che neanche il Big One.

...

Stanza trapezoidale del governatore Razzi. Ore 15:30.

Il guardasigilli Angelino Angelini entra trafelato. Il governatore stava guardando il computer, dal quale provenivano strani gemiti.

- Signore, la città è in fiamme, le nostre forze dell'ordine non sono in grado di contenere la situazione. Due esseri si stanno fravicando edifici addosso. Sono immani!
- Mmmhhh, seenti, tee loo diico da aaamico... Faaatti liii caazzii tuAAAAAHHHH!
... Ce l'hai un fazzoletto?

Angelino glielo porse e la mano sinistra dell'ex-senatore, dopo averlo afferrato, scomparve sotto la scrivania.

- Bene ceralacco, quale sarebbe il problema?
- Sarei guardasigilli, e poi... Vi ho appena riferito lo stato di crisi!
- Due tizi che si menano? Te lo dico da amico... Fatti li cazzi tua, che poi ti prendi una pallottola emicrante.
- Vagante vuole dire.
- Eh, sì... Micrante, valigiante, che vuoi che sia...
- Ma la città è in pericolo!
- E io me ne torno nell'amata swizzara.
- Ma Signore, i suoi elettori!?
- Me li faccio ridare da Abberluscone, che sono in garanzia.
- Ma lei è completamente folle!
- I non crete. Or ora pozzo essere un po' molle, ma ti assicuro che fino a due minuti fa...
- Folle, non molle!
- Eh sì, eh sì. E mo basta, guarda, sei troppo pressato, tieni un biglietto per passare dalle nostre OS di quartiere.
- OS?
- Operatrici Sessuali.
- Io mi dimetto!
- E il vitalizio?
- Ci rinuncio.
- Senti, te lo dico da amico...
- Basta! A mai più rivederci governatore!

Angelino sbatte la porta. Uno squillo risuona nella stanza. Razzi alza la cornetta.

- Hail lider, che c'è?
- 🈳🈹㊙️㊗️🈴🈵🈲🈯️🉐💮🉑🈶🈚️🈸🈺🈷❗️
- Volete effettuare il trasporto stasera?
- 💮
- Siete sicuro?
- 🈵🈲❗️❗️❗️
- Ok, capo, alla prossima, e lunga morte al lider purpureo.
- 🈳🈹🈺❗️❗️
- Eh sì, perpetuo, purpureo che differenza fa...

...

Tonio si ergeva sull'orlo del cratere generato dall'impetuosità della loro singolar tenzone.

Ogni muscolo pulsava febbrile. La bocca era impastata di rame. Sentiva ogni centimetro quadrato della sua pelle rilasciare liquidi senza ritegno, sia che essi fossero sangue, sudore, linfa o saliva. La lingua era innaturalmente gonfia. Un quarto dei denti non era al suo posto. La metà era scheggiata. Le ossa erano fracassate. Percepiva il midollo osseo strabordava e scorrere fra le fibre.

Ma doveva andare avanti.

Vide Rubio in lontananza caricare.
Gli corse incontro. Lo doveva fermare.
Rubio era a testa bassa. Tonio saltò e gli afferrò il collo, mentre gli cingeva le spalle. L'orco era nella chela di un granchio.

- È finita Rubio, arrenditi e dimmi quello che voglio sapere!
- Mai finita è!

Un ragazzo passava di lì, con le cuffiette, senza rendersi conto della devastazione. Probabilmente fatto.

Rubio si slanciò contro il poveretto, per staccargli la testa con un morso.
Tonio non glielo poteva permettere. L'orco si avvicinava. Il giovane, accortosi della cosa, gridava. Il folletto torceva il collo del suo avversario. E subito dopo quello del ragazzo, per non lasciare testimoni.
E così aveva perso la sua fonte di informazioni.

...

Piero sgambettava fra i ruderi con in mano la sua barretta di cioccolato Wonka, masticando compiaciuto.

- Uela capo, com'è andata?
- Ho fallito. Ho perso tutto. L'unica persona che poteva qualcosa è caduto sotto i colpi della mia folle rabbia.
- Come dice "Pinuzzo il sudicione - pizze da asporto", domani è un altro forno.
- Ti rendi conto che ora che mi sono esposto così, potrei aver mandato all'aria anni di indagini e pianificazioni? Ora l'organizzazione preparerà le contromisure. Mi allontanerà dall'obiettivo. Mi impedirà di salvare il Fantabosco!
- Ahi!
- Mi fa piacere che tu soffra con me.
- In verità mi sono scheggiato un dente! In questa barretta c'è una scatolina metallica.
Gli occhi di Tonio si illuminarono. Strappò l'oggetto dalla bocca di Piero e lo esaminò eccitato.
- Queste sono le confezioni in cui vengono smerciate le pastiglie di scivolizia... e infatti dentro ce ne sono ben 25 g! Dimmi scudiero, dove l'hai presa?
- Ad un morto.
- Sì, ma che cioccolata è?
- Quella dei cugini Wonka.

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